Ho dedicato un po’ di articoli negli ultimi mesi alle StartUp ed il lavoro in esse. Tra le varie ricerche è stato impossibile non imbattermi in tantissimi articoli di Raffaele Gaito.
Raffaele, che conosceremo in questa intervista, è famoso per la divulgazione e la formazione di uno degli argomenti più famosi nel mondo delle StartUP, ovvero il Growth Hacking.
Chi è Raffaele Gaito
Raffaele oltre che growth hacker è anche un Imprenditore Digitale, Startup Mentor, Blogger e ha scritto il libro Growth Hacker, Mindset e strumenti per far crescere il tuo business.
In questa intervista conosceremo Raffaele anche al di fuori del Growth hacking, partendo dalla programmazione, proseguendo per i CoderDojo e terminando a Gotham City ;)
Vi presento Raffaele Gaito.
Hai programmato per tanti anni e su diversi linguaggi di programmazione. Ne hai uno che ti appassiona particolarmente?
Beh questa è tosta da rispondere e la guerra di religione è dietro l’angolo. In più sono anni che non scrivo codice in maniera costante e seria.
Ti direi che tra i vari linguaggi che ho utilizzato Python è probabilmente quello con cui mi sono “divertito” di più, ma se un ragazzo si avvicinasse oggi alla programmazione non gli consiglierei mai di buttarsi su Python. Per la diffusione e la versatilità che ha assunto Javascript negli ultimi anni è quasi un must averlo a CV.
A 15 anni detto che hai scritto la tua prima riga di codice, te la ricordi ancora?
In un certo senso si!
Avevo avuto da poco internet e non sapevo cosa fosse la programmazione, il web o l’HTML.
Mi ricordo che navigando (con Netscape Navigator!) scoprii per caso che facendo click destro su una pagina web c’era un pulsante “mostra sorgente”.
Probabilmente cliccare quel pulsante è stato uno dei momenti di svolta di quella mia vita.
Intuii che dietro quelle scritte incomprensibili ci fosse un modo di creare siti, così iniziai banalmente a copiare e incollare pezzi a casa in un file di testo per vedere cosa succedeva.
Una delle prime cose che feci è applicare il grassetto a un testo.
Tra le tantissime esperienze c’è anche quella dei CoderDojo, cosa ti ha dato?
Le attività di coding con i più piccoli sono un’esperienza incredibile e solo chi l’ha provata può capirlo.
Le attività di coding con i più piccoli sono un'esperienza incredibile e solo chi l'ha provata può capirlo. Share on XAldilà dell’entusiasmo pazzesco e dell’energia infinita che trovi con quel tipo di pubblico, quello che mi sconvolge (tutte le volte) sono le competenze e le conoscenze di cose su cui io non avrei mai scommesso.
Oggi i ragazzini hanno un accesso alle informazioni incredibile e con i mezzi che hanno in mano (YouTube) in primis acquisiscono delle nozioni che alla loro età noi ci sognavamo.
Mi riferisco a bambini che conosco terminologia tecnica di settore e che sono a loro agio con strumenti che vedono per la prima volta. Pazzesco!
A me come formatore inoltre ha insegnato l’importanza di semplificare e di avvicinarsi al pubblico. Troppo spesso chi si trova dall’alto lato della cattedra crea una barriera (in maniera più o meno consapevole) con il proprio pubblico.
Quando hai di fronte ragazzi di 10-12 anni capisci che o salti questa barriera o sei fregato.
Sei famosissimo per la divulgazione sul Growth Hacking, com’è nata questa passione?
È nata in maniera abbastanza naturale per quello che facevo in quegli anni.
Ho avuto la fortuna di essere programmatore e imprenditore allo stesso tempo, ossia sviluppare prodotti che erano miei e che poi in qualche modo dovevo vendere (aspetto che molti programmatori non vivono mai).
Mi resi conto abbastanza velocemente che quindi gli aspetti tecnici non erano tutto, che una volta che il prodotto usciva dalle 4 mura dell’azienda e affrontava il mondo reale c’era bisogno di una cosa chiamata marketing.
Mi misi quindi a studiare da autodidatta dai testi famosi americani che però, inevitabilmente, vedevo lontani da me, dalla visione pragmatica e concreta del lavoro che ha un qualsiasi programmatore.
Poi un giorno mi sono imbattuto nel libro di Ryan Holiday “Growth Hacker Marketing” ed è stata un’epifania: descriveva esattamente quello che facevo io o meglio, quello che volevo fare io. Un tipo di marketing dove le competenze tecniche erano necessarie, dove c’era una forte attenzione ai dati, e così via. Il resto è storia.
Ogni volta che si parla di Growth Hacking si parte dal racconto di qualche Case History, ne hai una preferita?
Quelle famose ormai sono così tanto abusate che mi viene l’orticaria solo a raccontarle (Dropbox, Airbnb, e così via).
Una di quelle che preferisco di più negli ultimi anni è quella di Netflix su cui ho anche scritto un post molto dettagliato.
C’è solo da prendere spunto dal loro percorso!
Ti stai allenando per diventare Batman, qual’è il tuo Joker?
In realtà il rapporto tra Batman e Joker è molto particolare e, come tutti i cattivi di spessore, Joker è quasi necessario per Batman.
Se Joker non esistesse allora anche la presenza (e l’utilità) di Batman sarebbe in dubbio.
Provo quindi a risponderti rimanendo su questa visione del Joker e ti direi che è il “abbiamo sempre fatto così”.
Eh si, il mio nemico più grande, per quello che faccio e che insegno è la mentalità aziendale dell’abbiamo sempre fatto così. Della paura di cambiare, del terrore della novità, dello status quo.
Che rapporto hai con il Software libero?
Sempre usato in passato, ora quasi nulla.
Guardando indietro ricordo che in piena fase smanettone passavo più tempo a configurare, testare e smanettare che a lavorare.
Sia chiaro, ho usato di tutto, sono stato utente Linux per più di un decennio e nella mia configurazione di lavoro c’era Firefox, OpenOffice, Gimp, Audacity, e chi più ne ha più ne metta.
Poi a un certo punto ho capito che se volevo veramente lavorare allora avevo bisogno di cose che funzionano fin da subito, che non si rompono strada facendo e che mi tolgono meno tempo possibile.