Deborah Ugolini – Videoteller: racconta storie attraverso ripresa e montaggio

La serie di interviste per la settimana del Rosadigitale prosegue, questa volta con una professionista conosciuta durante il WordCamp di Verona. Ho il piacere di presentarvi Deborah Ugolini!

Il WordCamp Verona del 2019 era appena iniziato, mi siedo in sala 1 e li, come primo intervento c’era quello di Deborah: Sposta l’elefante: non lasciarti fermare da uno svantaggio apparente (Video su WordPress TV), un talk che vi consiglio di vedere.

Deborah è laureata in scienze della comunicazione. Dopo gli studi ha lavorato come videoreporter e speaker radiofonica. Nel 2015 ha fondato Windriser, un’agenzia che si occupa di comunicazione in senso ampio: prodotti audiovisivi, siti internet,  comunicazione, brand journalism e formazione.

Ma conosciamo meglio Deborah con qualche domanda.

Cos’è una videoteller?

Di solito si parla di videomaker o di filmaker per indicare chi si occupa di realizzare, appunto, video o film. Ho sempre pensato che queste definizioni, soprattutto quando si parla di comunicazione aziendale, fossero riduttive. Realizzare un video non significa solo girare buone immagini e assemblarle in modo corretto, ma significa utilizzare un linguaggio per raccontare una storia, ecco perché, unendo videomaker e storyteller, preferisco definirmi videoteller, ovvero una persona che racconta storie attraverso le tecniche di ripresa e montaggio video.

Hai lavorato per diversi anni in radio, cosa ti ha insegnato?

Prevalentemente, come ho avuto modo di dire spesso nei miei talk, ad utilizzare bene un microfono, a parlare per farmi capire (cosa che sembra scontata, ma non lo è affatto) e a costruire mondi utilizzando solamente la mia voce e la mia fantasia. Sono tutte cose che mi sono tornate utili in ogni ambito della vita, soprattutto in quelli professionali.

Nel campo della comunicazione riesci ad essere molto poliedrica (passi dalla radio, al web al video), qual’è l’equilibrio tra tutte queste discipline?

In realtà per me sono tutte la stessa disciplina e la stessa passione. Il mondo del video è strettamente legato a quello dell’audio, anche se purtroppo c’è chi lo dimentica e oggi tutto si trova sul web. Il web è un luogo privilegiato dove è possibile incrociare e incontrare qualsiasi passione. Il mondo della comunicazione è variegato, ma risponde sempre e ovunque alle stesse regole: prima di tutto ascolta/osserva, poi scegli cosa comunicare, da qui in avanti il mezzo che scegliamo e la piattaforma dove ci muoviamo definiranno tutt’al più i dettagli delle metodologie.

WordCamp, FreelancerCamp, C+B e GGD Ravenna. Qual’è il valore nascosto di queste community?

Il valore di queste community non è affatto nascosto, ma è più che evidente.

Il WordCamp è un luogo straordinario di condivisione e partecipazione dove si respira voglia di fare. Io sono una novellina, perché finora ho partecipato solamente al WordCamp di Verona 2019, ma l’ho trovata un’esperienza davvero gratificante, sicuramente da rifare.

Il Freelancecamp è un’istituzione, una di quelle cose che non smetto mai di consigliare (anche se poi aumenta sempre la concorrenza per accaparrarsi i pochi biglietti). La prima volta che ho partecipato stavo aprendo la partita Iva, da allora sono cresciuta tantissimo e lo devo anche ai talk del Freelancecamp e alle persone che ho conosciuto nelle varie edizioni.

C+B e le GGD Ravenna sono qualcosa di ancor più prezioso per me, perché mi danno l’opportunità di agire in quanto donna per le donne: C+B è un fantastico blog, fondato da Francesca Marano, dove scrivono fior fior di professioniste, che si rivolge prevalentemente ad un uditorio femminile (ma ci leggono anche molti uomini), condividendo esperienze e consigli professionali; con le GGD Ravenna organizziamo eventi dedicati alle donne amanti della tecnologia, portando avanti in territorio romagnolo, l’idea della fondatrice Sarah Lamb; in pratica grazie a queste due realtà e alle grandi donne che ne fanno parte, ho la possibilità di sentirmi parte attiva nella lotta quotidiana delle donne per una parità effettiva dei diritti, che purtroppo è una cosa ancora lontana.

Riguardo al tuo talk al WordCamp di Verona. Quando hai imparato a spostare l’elefante?

Direi proprio ai tempi della radio. Per una persona che si vergogna del proprio aspetto fare radio è davvero un’opportunità, perché hai la possibilità di eliminare il problema alla radice. Il mio corpo ingombrante in radio non era un problema, semplicemente perché nessuno lo vedeva, quindi io, tranquilla di questo, mi sentivo libera di essere me stessa e grazie a questo ho acquisito fiducia in me stessa e nelle mie capacità. Quando poi sono uscita dalla radio e ho cominciato a lavorare a contatto con la gente, mi sono subito resa conto che la cosa importante non era cosa sembrassi, ma cosa sapevo fare. Da lì è stato davvero molto facile fare il passo successivo, perché davvero alla gente che ha bisogno di te professionalmente, non gliene frega niente di come sei fatta, di come hai i capelli o di come ti vesti, l’unica cosa che vuole è che tu gli risolva dei problemi, se lo sai fare e lo sai comunicare in modo adeguato allora non c’è elefante che tenga.

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Rosadigitale Week

Questa intervista fa parte di una serie di articoli dedicati alla “settimana del rosadigitale“, un evento dedicato alle pari opportunità.
Quest’anno ho organizzato le interviste in coppia, con lo stesso tema. L’intervista a Deborah fa parte di “Verona Interviews” dedicato a persone meravigliose conosciute a Verona.