Intervista a Luigi Vargiu: Software libero e proprietario nel E-Commerce Marketing

Poco più di un anno fa ho lavorato in Strogoff, un azienda che si occupa di Ecommerce Marketing, oggi conosceremo l’amministratore: Luigi Vargiu.

In questa intervista affronteremo diversi temi come: Ecommerce Marketing, Inbound Marketing ed ovviamente Software Libero e Proprietario.

Ho chiesto a Luigi di raccontarci due casi di studio su quando per un progetto passare da Software chiuso a libero o viceversa ha fatto la differenza.
Luigi Vargiu

Chi è Luigi Vargiu?

Vi presento Luigi come l’ho conosciuto io. Prima del colloquio in Strogoff, ci eravamo scambiati solamente qualche retweet. Una delle prime cose che sbircio quando entro in una stanza nuova è la libreria, a caccia di qualche titolo interessante. Durante il colloquio è capitato lo stesso, alle spalle avevo la libreria e tra i tanti libri noto subito Software libero e sull’Open Source. Da li sono nati molti discorsi sull’etica, sul valore del Software Libero e delle tecnologie usate.

Luigi Vargiu è il fondatore e l’amministratore di Strogoff. Finiti gli studi decide di approfondire i temi del web e del marketing e per questo lavora per diversi anni in una importante web agency sarda, dove conosce realtà strutturate operative a livello italiano e internazionale.

Dal 2010 si occupa direttamente di risultati, dirige il suo team di professionisti e supporta le aziende B2B e B2C nello sviluppo del proprio business online. Imprenditore, professionista, appassionato e sempre alla ricerca di nuove idee e tecnologie che gli permettano di raggiungere risultati tangibili e migliorare i propri progetti di e-commerce marketing: Luigi e il team di Strogoff nel 2017 sono entrati a far parte del Gruppo Softfobia, una delle più importanti realtà nel panorama del digital italiano.

Ed ora un po’ di domande!

Inbound marketing, in cosa consiste?

Faccio una premessa: l’inbound si contrappone all’outbound marketing, ovvero il metodo fastidioso in cui sono le aziende a proporsi al cliente attraverso spot televisivi, televendite o telefonate a freddo basate sul… nulla. Arrivano senza preavviso, lo interrompono e a volte lo infastidiscono. Con queste premesse, è difficile che il consumatore si trasformi in cliente.

Faccio una premessa: l'inbound si contrappone all'outbound marketing, ovvero il metodo fastidioso in cui sono le aziende a proporsi al cliente attraverso spot televisivi, televendite o telefonate a freddo basate sul… nulla Share on X

Con l’inbound marketing si cambia la prospettiva: ogni attività di marketing viene fatta in modo da intercettare il potenziale cliente e farlo avvicinare in modo spontaneo e graduale. Sarà quindi lui ad esprimere le proprie necessità e richieste all’azienda, che naturalmente sarà ben felice di aiutarlo.

Insomma, l’inbound marketing permette di attrarre, passo dopo passo, persone interessate a lavorare con noi, perché hanno imparato a conoscerci e a capire il nostro valore.

Cosa ne pensi dell’affermazione: “l’Inbound marketing è una tipologia di marketing etica”?

Penso che se l’azienda non bara e non fa false promesse, allora ogni attività di marketing sia etica.

Se invece si cerca di fare leva sui desideri e le aspettative con un prodotto/servizio palesemente non all’altezza… beh, allora si entra in un terreno che oltre a non portare vantaggi concreti per il cliente arriverà anche a mettere in cattiva luce l’azienda e la sua reputazione.

Hai fatto parte del Linux User Group di Oristano chiamato Gnuraghe, com’è stata questa esperienza?

Eh eh, è passato qualche anno, ormai! Lo ricordo come un’esperienza molto stimolante perché l’animo da filosofo un po’ nerd l’ho sempre avuto, e confrontarmi con altri ragazzi e ragazze che avevano (e hanno) l’obiettivo di far evolvere la conoscenza digitale in quel modo è stato fantastico.

Ho avuto modo di approfondire temi che mi sono tornati utili anche da imprenditore, come per esempio le qualità dei sistemi open source e l’utilità in alcuni ambiti (dai piccoli software “utilities” a quelli di word processor, ecc.).

Ricordo molto bene e con piacere, poi, quando organizzammo il Linux Day nel mio vecchio liceo scientifico, ad Oristano: gli studenti molto interessati ed entusiasti di poter mettere le mani in quel modo sui computer, che si aprivano a considerazioni sulla libertà della conoscenza applicata all’informatica.

Quando organizzammo il #LinuxDay ad #Oristano: gli studenti molto interessati ed entusiasti di poter mettere le mani in quel modo sui computer, che si aprivano a considerazioni sulla libertà della conoscenza applicata all'informatica. Share on X

Non seguo i Linux Day ta diversi anni, spero che ora si siano aperti molto di più alle aziende, che sono davvero molto indietro in generale sul digital.

Essendo amministratore di un’azienda, ti sei trovato molto spesso a scegliere tra software libero e software proprietario. come ti sei comportato in quei casi?

Strogoff si occupa di consulenza e-commerce e si affida spesso a sistemi open source, come Prestashop e Magento. Ultimamente ci capita di lavorare anche con sistemi proprietari, come Unclick, che hanno l’enorme vantaggio di essere costruiti su misura per il cliente.

Conoscere vantaggi e svantaggi dei sistemi per noi è strategico, perché prima di proporre una o l’altra piattaforma abbiamo bisogno di capire qual è la strada giusta per gli obiettivi del nostro cliente e la soluzione tecnologica poi ne discende naturalmente.

Sempre parlando di “software libero vs software proprietario”, ci puoi raccontare due case history opposte?

Ti parlo di un cliente che abbiamo conosciuto tre anni fa. Lui si era presentato a noi con un sistema chiuso, e quindi il suo “time to market” era molto dilatato.

Ogni modifica del sito richiedeva dei tempi molto lunghi, perché dovevamo fare richiesta all’azienda che sviluppava e gestiva il sistema, che a sua volta doveva implementare la modifica e così via. Abbiamo quindi proposto al cliente di passare a PrestaShop, sistema che permette di fare interventi in modo più veloce. A quel punto il time to market è diventato prossimo allo zero, anche perché il cliente ha le capacità per fare molti piccoli interventi.
Grazie al nuovo sistema open source abbiamo riprogrammato (perché open source non significa “perfetto”, ma certamente “perfezionabile”) diverse parti fondamentali per il marketing, per esempio abbiamo lavorato molto sulla SEO, e ciò ha permesso all’e-commerce di crescere in modo importante. Il cliente ha raddoppiato il fatturato, passando dal 312.000 € nel 2016 a 618.000 € nel 2017, ad esempio.

I sistemi open source però non sono sempre la soluzione giusta, e qui entra in gioco la seconda case history.

Il cliente che ci ha contattati nel 2017 gestiva tre punti vendita e aveva bisogno di un sistema che lavorasse in modo integrato con i software gestionali esistenti, le casse, i POS, il CRM, ecc. Avremmo potuto certamente sviluppare dei moduli per Magento, magari integrati a una piattaforma cloud di interscambio, ma dopo aver valutato le criticità abbiamo optato per un sistema proprietario, cosa che tutela il lavoro del cliente e gli permette di continuare a far crescere la propria infrastruttura in accordo con lo sviluppo delle esigenze (apertura di nuovi punti vendita, crescita del volume d’affari, ecc).

Il cliente è passato dalla gestione separata di punti vendita ed e-commerce ad una gestione integrata, e in questo modo ha potuto applicare in modo consapevole e mirato una strategia omnichannel che prevede canali online e offline.
Il negozio online non è più un sistema separato, ma è parte integrante dell’offerta. Ora stiamo lavorando con altri professionisti per rendere il processo di vendita multicanale il più possibile trasparente, che consenta quindi di acquistare offline e ritirare subito o avere la merce a casa, di acquistare online e ritirare in negozio, preso punti di ritiro o avere la consegna a casa, con appuntamento o meno, ecc.

Il web marketing comprende tante attività, qual è la tua preferita?

Trovare la chiave giusta per le varie sfide commerciali. Per esempio, ad un negozio online di abbigliamento probabilmente proporrei la strada del marketing su Instagram affidandomi anche ad una rosa di influencer; mentre per una società che fa consulenza aziendale preferirei un’attività maggiormente legata ai contenuti e alla SEO.

Se per un giorno dovresti prendere il ruolo di un collaboratore, cosa vorresti fare e perché?

Vorrei dedicarmi alle campagne di marketing a risposta diretta, che è anche il lavoro che ho fatto all’inizio della mia carriera. Per esempio, mi concentrerei su AdWords e Landing Page e tutte le attività che uniscono l’aspetto creativo al monitoraggio dei risultati.

Grazie per le tue risposte, quali canali suggerisci a chiunque voglia seguirti?

Grazie a te Matteo. Per quanto riguarda i social, seguiamo costantemente Facebook e LinkedIn.